Collezione italiana: Campania
“Una pagina di Vangelo tradotta in dialetto partenopeo”: così Michele Cuciniello, uno dei massimi esperti e collezionisti del presepio napoletano, ebbe a definire con felice espressione questa autentica gemma del panorama presepistico mondiale.
Tutta la poliedrica vitalità del quotidiano della città partenopea, così caratteristica ieri come oggi, esplode in questi allestimenti che vissero, nei secoli XVIII e XIX, il momento di maggior splendore, ma ancora nel XXI secolo ipertecnologico trovano abili mani capaci di rinverdire gli antichi fasti.
I colori, i profumi, le stesse “voci” che ci inebriano passeggiando per Via Toledo o a Mergellina si ritrovano, altrettanto invadenti e prepotenti, nel presepio napoletano.
Un universo cosmopolita fatto di storpi, musici, danzatori di tarantella, “sciuscià”, pastori e nobildonne, ma anche di mori, circassi e turchi, dove somari e cammelli fraternizzano, sotto gli occhi vigili di molossi napoletani ed eleganti levrieri, e dove è possibile riconoscere molteplici razze di capre, pecore e montoni.